Due chiacchiere con Elisa Mocci Wedding Planner

Questa sezione del mio blog è un salotto ideale, dove ogni tanto ospiterò un’amica o un amico. Insieme faremo due chiacchiere e impareremo a conoscerci ma, soprattutto, a conoscere da vari punti di vista i tratti e le sfumature di questo fantastico “mondo dei matrimoni”, un mondo immenso e variopinto che affascina futuri sposi, fornitori ambiziosi e giovani imprenditori.

Oggi dialogherò con Elisa Mocci, una Wedding Planner… sì sì avete capito bene, una Wedding Planner, una collega, non di certo una concorrente. In un mondo ormai così digitalizzato in cui “condividiamo” ogni cosa non capisco perché non si possano condividere esperienze, gioie e news con chi, come te, svolge lo stesso lavoro ogni giorno.

Credo fortemente che la professione della Wedding Planner rappresenti una realtà lavorativa esattamente come le altre, dove l’immagine è certo importante ma, sicuramente, non è tutto. Diciamolo pure… questa professione è fatta principalmente di persone e solo le persone sono in grado di generare emozioni. Questo è un po’ lo stile che contraddistingue Elisa Mocci, l’ospite di oggi.

Ma perché parlare proprio con Elisa Mocci? Perché Elisa, nonostante la giovane età, è una delle più affermate professioniste italiane nella categoria. A oggi, una delle più influenti firme del “Destination Wedding” in Italia, a seguito di una solida formazione in ambito teatrale, musicale e letterario nonché di una coraggiosa intuizione: divenire la prima professionista del settore in Sardegna.

Ha al suo fianco un Team composto da personalità altamente creative, efficienti e appassionate, con una solida e continua formazione internazionale. Elisa Mocci è fondatore e docente di Events Academy nonché un punto di riferimento nel campo del learning di settore nazionale. Ha all’attivo docenze e speaking in tutta Italia e all’estero, dalle Università pubbliche e private alle Scuole di Formazione Professionale, dai Congressi alle Associazioni di categoria.

Nel 2016 Elisa è international speaker per i maggiori eventi di settore dell’anno: la Karen Tran Masterclass, ENGAGE!16 Europe e Luxury Wedding Business Summit. Nel 2015 pubblica il suo primo libro: Wedding Staff, edito nel 2016 da Delfino Editore.

Insomma… è una che ce l’ha fatta. Per affrontare al meglio questa professione è bene circondarci di persone positive, che ci aiutino a crescere e a non smettere mai di credere. Oggi ho scelto di parlare con Elisa perché è un esempio di determinazione, successo, amore per il proprio lavoro. Sono valori spesso facilmente smarriti da quei giovani che, spinti dalla smania del successo, dimenticano in breve tempo le motivazioni che li hanno portati a imboccare una determinata strada.

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Ora mi rivolgo a tutti coloro che vogliono intraprendere questa carriera: scegliete accuratamente i vostri mentori, cercateli bene, fatevi guidare e poi stupiteli con il vostro stile e le vostre capacità. Cercate senza sosta la vostra unicità e, soprattutto, “scegliete di essere qualcuno, non qualcosa”.

  • Elisa, come è iniziata la tua professione, in quale momento hai capito che questo poteva diventare il lavoro della tua vita? quanto è stata importante per te la gavetta? Ora, una questione che mi tocca particolarmente: essere così’ giovane in un mondo così adulto ti ha mai creato problemi?

Ho capito che il “wedding planning” poteva diventare per me una professione grazie ad una intuizione: in Sardegna ancora non si erano affermate realtà di questo tipo e le mie competenze in ambito teatrale, scenografico e organizzativo erano la giusta base per avviare una scommessa del genere. Unitamente al fatto che gli scenari naturalistici mozzafiato erano perfetti per lanciare la moda dell'”outdoor wedding” ed, in particolare, dei weddings on the beach.

Non so se ho capito fin da subito che fosse il lavoro della vita, so che ogni sfida intrapresa l’ho sempre affrontata in maniera seria e totalizzante, e forse è anche per questo che ho avuto fin da subito molte soddisfazioni.

La gavetta è stata fondamentale; si continua sempre ad imparare, ma i primi anni sono stati fondamentali. Si sperimenta tanto, si fanno scelte azzeccate ed altre un pò meno, che ti rimettono in riga rispetto alla direzione da prendere. I primi anni è un continuo investimento: le fiere, eventi di settore, pubblicità. C’è anche molto più entusiasmo, che compensa i grandi sforzi.

Di sicuro, il successo non arriva né stando seduti, né lavorando quattro ore al giorno, né copiando i propri competitors. Serve unicità e dedizione.

Aver iniziato prestissimo, a soli vent’anni, è stato effettivamente un vantaggio enorme nell’imporre il mio nome su un mercato dove i miei competitors erano tutti decisamente più grandi. Idee fresche, entusiasmo, voglia di innovare. Non nego che ho faticato e dovuto curare il mio aspetto, talvolta, per compensare il gap.

Quando hai di fronte a te una coppia, o dei fornitori, che hanno vent’anni più di te devi essere credibile con l’esperienza, o perlomeno dando un’idea di persona matura e affidabile. Se riguardo le mie foto di dieci anni fa sembro più giovane adesso! Posso garantire che come l’interlocutore capiva di aver di fronte una ragazza preparata, ed anche entusiasta per via delle nuove sfide da affrontare, l’età passava in secondo piano!

  • Parliamo di sana competizione. Nel mondo c’è posto per tutti ma ognuno deve stare al suo posto e secondo me, come in ogni professione, il rispetto è fondamentale, il rispetto per le persone e per il loro lavoro. Ovviamente si parla di business ed è ovvio avere degli interessi, ma non credi anche tu che se tutte le vere professioniste evitassero di “sporcare l’indotto” (con modalità di pagamento bizzarre, falsi contatti, false prestazioni presso grandi nomi ed aziende, un immagine fasulla creata dalle agenzie di comunicazione e via dicendo) sarebbe un mondo migliore? Ci si potrebbe addirittura scambiare contatti e lavoro in caso di necessità senza paura di affidare dei clienti a degli incompetenti. Per te Elisa, può’ esistere sana competizione?

È una domanda complessa da sviluppare su due piedi. Ho avuto (tante) esperienze negative e (pochissime) esperienze positive. Ciò che ho imparato, è che è rarissimo che in un ambiente altamente competitivo e creativo possano nascere sincere amicizie. Le collaborazioni nascono – e forse è più proficuo che rimangano – su un piano strettamente professionale. Nessuno da niente per niente.

La sana competizione certo può esistere ma nel momento in cui le persone si comportano da professionisti, e quindi sanno essere serie e oneste. La professione del Wedding Planner, fino a che non sarà pienamente riconosciuta e non avrà una propria normativa potrà essere approcciata da chiunque e questo purtroppo fa sì che il Cliente possa trovarsi di fronte persone poco preparate o professionali.

  • Il mondo sta cambiando e i giovani non credono più’ nei propri sogni : “quale messaggio motivazionale ti senti di dare alle tue future colleghe ?”

Di non smettere di credere nei propri sogni, ma soprattutto di investire nei propri talenti. Non bisogna saper fare tutto, ma essere sicuramente molto competenti ed eccellere in qualcosa che ci renda unici, in modo che diventi punto di attrazione per quelle coppie che si sentono vicine a noi, nello stile, nel modo di essere, nel feeling.

È un percorso che da enormi soddisfazioni ma richiede altrettanto impegno, ci saranno alti e bassi, ma invito a non cedere alla tentazione del voler a tutti i costi apparire o avere successo, semplicemente dedicare del tempo per cercare la propria identità. Il resto, viene da sé…

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